17. Chiamati a lavorare come servi di Cristo
Paolo dedica l’ultima porzione del capitolo quinto e la prima del sesto per presentare tre specifiche relazioni in cui praticare la reciproca sottomissione (5:21), relazioni che sono come tre grandi vetrine attraverso le quali, durante il nostro vivere quotidiano siamo chiamati a mostrare al mondo la bellezza dell’opera giornaliera del vangelo e della grazia di Cristo in noi. Abbiamo già visto la vetrina matrimoniale – ossia come dovrebbe essere la relazione tra mogli e mariti (5:22-33); la vetrina familiare – che parla della biblica relazione tra figli e genitori – (6:1-4), e quest’oggi vediamo l’ultima vetrina, quella della vocazione lavorativa mediante la relazione tra schiavi e padroni, o tra lavoratori e datori di lavoro (6:5-9).
Ovviamente, se guardiamo le nostre “vetrine” alla luce degli imperativi di Paolo senza passare per la costante opera santificatrice della grazia in noi, beh, come intitola un famoso film, allora “non ci resta che piangere.” Con tutta onestà, possiamo infatti affermare che nessuna moglie cristiana si è mai sottomessa al proprio marito come Paolo comanda. Così come nessun marito ha mai amato sua moglie come Cristo ha amato la chiesa. E i figli non si sottomettono facilmente ai genitori come dovrebbero, né tantomeno gli schiavi (o i lavoratori) ubbidiscono come dovrebbero ai loro padroni (o datori di lavoro) terreni.
Tuttavia, dalle parole di Paolo comprendiamo quanto sia seria l’attitudine che dobbiamo avere mentre pratichiamo la sottomissione cristiana, e dimostriamo che ci stiamo rivestendo del nuovo uomo non solo nelle nostre relazioni matrimoniali o familiari ma anche mentre svolgiamo le nostre vocazioni personali. Perciò, come membri della nuova creazione inaugurata da Cristo, come possiamo essere imitatori di Cristo anche sui nostri posti di lavoro, mentre andiamo a scuola, mentre serviamo a casa, nei nostri uffici, o semplicemente mentre viviamo come cittadini sottoposti all’autorità dello Stato 7 giorni su 7? Paolo affronta tale questione nel testo odierno, mostrandoci:
1. La vocazione lavorativa di chi è servo del peccato contrapposta a
2. La vocazione lavorativa di chi è servo di Cristo alla luce de
3. La vocazione di Gesù Cristo, il Servo di Dio