11. Chiamati ad imitare Dio
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Un antico proverbio dice, "tale padre, tale figlio." Esso allude al fatto che il figlio si assomiglia a suo padre. Che lo si riconosca o no, sono i genitori (mamma e papà) a formare e influenzare in grande parte il carattere dei propri figli. Certo, i figli non saranno mai la fotocopia perfetta dei genitori, tuttavia, i figli sono la lettera vivente che molti leggeranno, lettera scritta dai genitori per un tempo in cui essi non ci saranno più!
Siccome per grazia e attraverso la fede i veri credenti sono figli adottivi di Dio e non più figli del padre biologico, o naturale, Adamo, Paolo giustamente esorta i credenti a seguire l’esempio di Dio, emulando il suo carattere e i suoi attributi in tutto ciò si fa, proprio come un figlio cresce imitando il proprio genitore.
Imitare Dio significa nient’altro che cominciare a riflettere ciò che i salvati in Cristo sono. Non più pagani, morti nel peccato, schiavi dei desideri della carne, ma in quanto vivificati e rinnovati in Cristo, la loro identità e orientamento sono cambiati. Dunque, essi sono chiamati a riflettere questo cambiamento imitando in giustizia e santità Colui che li ha cambiati.
Per cui, prendendo i due imperativi reggenti, “camminate,” impiegati da Paolo nei versi 2 e 8, riassumiamo in due punti il passaggio odierno, nel quale l’apostolo esorta i cradenti a:
1. Camminare nell’amore di Cristo (v. 2)
2. Camminare nella luce di Cristo (vv. 3-14)